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«Gaia», un pianeta da salvare e amare all’infinito per preservarlo integro alle generazioni future

Il salvataggio di un bambino durante le operazioni di soccorso nel mare di Siracusa [1]

Il salvataggio di un bambino durante le operazioni di soccorso nel canale di Sicilia

Il nostro mare Mediterraneo assiste in questi ultimi giorni sgomento e imperterrito al dramma di migliaia e migliaia di migranti che dalle coste libiche si dirigono verso l’Italia, acconsentendo così loro malgrado taciti al ricatto di scafisti mafiosi, mossi da chissà quali fili ideologici e/o politici.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi questa mattina alla Camera, nel riferire la posizione che il governo terrà domani al Consiglio Ue straordinario chiesto dall’Italia dopo il naufragio dei migranti nel canale di Sicilia di domenica scorsa, ha detto che «serve un approccio politico in Europa per affrontare il problema della strage dei migranti nel Mediterraneo».
Al di là delle dichiarazioni e delle analisi fatte da varie parti nel tentativo di ricercare cause e mezzi atti a limitare questi sbarchi omicidi, colpisce in particolare il «grido» di dolore fatto durante una recente trasmissione televisiva da un illustre commentatore politico, secondo il quale quello che sta accadendo è la diretta e inevitabile conseguenza con cui il mondo sta reagendo all’impatto di una crescita demografica progressiva e indiscriminata, alla quale le passate generazioni stanno rispondendo in modo inadeguato.
Può bastare in effetti spegnere le luci di un’ora all’anno per far invertire la folle corsa del pianeta-Terra verso la sua completa o parziale dissoluzione, come si auspica il Wwf con la sua giornata Ehart Hour – Un’ora al buio, l’ultima delle quali si è tenuta sabato 28 marzo?
Una dissoluzione – badate bene – provocata nell’ultimo secolo e mezzo dall’uomo e dalle sue folli politiche industriali, alla ricerca di un «progresso» tecnologico fine a se stesso o comunque teso a perpetrare il divario esistente tra le popolazioni del globo.
Si è ancora in tempo –  è l’altra domanda che un po’ tutti ci poniamo –  per compiere quel disperato tentativo che da più parti si cerca di fare per intensificare le azioni di enti e centri di ricerca nell’elaborare strategie adeguate nel fermare quelle lancette dell’orologio che battono inesorabilmente il tempo verso la generale dissoluzione, bloccando così un cambiamento climatico che è già in atto?
Quando i primi astronauti orbitarono attorno alla Terra, rimasero stupefatti di fronte alla bellezza del nostro pianeta, «simile a una perla azzurrina persa nello spazio». E, maggiormente viene esplorato il nostro sistema solare, più ci si accorge della singolarità del nostro mondo. Tanto che un gruppo di scienziati spaziali, alla ricerca di elementi per l’individuazione della vita su altri pianeti, ha definito il nostro pianeta «Gaia, il pianeta vivente».
Ma i profondi stravolgimenti climatici (effetto-serra e  consecutivo riscaldamento del clima terrestre, che porterebbero a effetti dirompenti) sono niente rispetto allo stravolgimento demografico che è tuttora in atto.
Da parte di alcuni demografi si stima che quest’anno la popolazione mondiale raggiungerà i 7,3 miliardi di abitanti. Superata la soglia dei 7 miliardi nel 2011, si stima anche che nel 2040 sul nostro pianeta ci saranno 9 miliardi di abitanti. Una progressione che dovrebbe scendere ai 7,5 miliardi entro il 2100 a causa dell’abbassamento del tasso di natalità.
Una vera e propria bomba demografica che porterebbe il nostro pianeta a collassare.
Negli anni ottanta venne pubblicato in Inghilterra l’Atlante di Gaia – Un pianeta da salvare di Norman Myers (Gaia Books Limited, London, 1985), poi riproposto in Italia dalla Zanichelli (Bologna, 1987).
«Nell’arco degli ultimi 150 anni», si scriveva nell’introduzione,  «la popolazione umana è cresciuta enormemente, passando dal miliardo circa di individui del 1830-1840, ai quattro miliardi del 1975 e ai quasi cinque miliardi dei nostri giorni, con una proiezione per il 1995 valutata a più di sei miliardi».
Una crescita esponenziale quindi della densità demografica nel nostro pianeta.
«Pochissime sono le persone – si considerava ancora – che si rendono conto di quanto ciò comporti per la nostra futura esistenza sulla Terra. Se solo l’Africa, per esempio, mantenesse il suo attuale tasso di crescita del 3%, tra un secolo il suo attuale mezzo miliardo di abitanti arriverebbe a ben 9,5 miliardi».
Quindi è proprio l’aumento numerico della popolazione mondiale che getta sul pianeta Terra una «cupa ombra», costituita non soltanto dal boom demografico, ma dalle difficoltà legate all’approvvigionamento alimentare e al sostenimento di tutti i suoi abitanti.
«Non sorprende quindi» si sostiene ancora nell’ Atlante di Gaia «che questa pressione abnorme esercitata sull’ecosistema della Terra finisca per portare a sconvolgimenti di altra natura».
La caccia a sempre più vaste quantità di risorse in via di diminuzione porterà infatti, è l’inevitabile conclusione, a una cosiddetta «guerra totale». Ma si dice anche che «non è la prima volta che la comunità della Terra si trova di fronte ad una crisi. Gaia ha perfino tratto un beneficio da periodici sconvolgimenti”, come dalla scomparsa dei dinosauri che favorì la preminenza dei mammiferi.

L'immagine associata alla Giornata della Terra 2015 [2]

L’immagine associata alla Giornata della Terra 2015

«Dalla crisi può quindi scaturire il progresso, sempre ammesso che l’impeto delle trasformazioni non si spinga troppo in avanti e provochi la catastrofe». Insieme all’opera correttiva della biosfera occorrerà però il «sostegno simbiotico dell’umanità intera».
«Se noi saremo capaci di essere all’altezza della crisi, Gaia potrà avventurasi in un periodo di sviluppo senza precedenti, uno sviluppo inteso nel senso più vasto della parola e che comprende quello delle risorse della Terra e quello delle capacità dell’uomo ha di porre rimedio agli abusi perpetrati. Se invece l’Homo sapiens fallirà la prova, allora finirà con l’essere scartato dalla legge evolutiva».
Affermare questo proprio oggi  – 22 aprile 2015 – non è un controsenso, poiché in 192 paesi con oltre un miliardo di persone si festeggia contemporaneamente la quarantacinquesima edizione della Giornata della Terra (Earth Day), una festa indetta dalla Nazioni Unite e che si tiene ogni anno a un mese dall’equinozio di primavera, «per celebrare il nostro pianeta e tutelarne il già precario stato di salute».
Quest’anno in particolare l’Earth Day 2015 non prevede un tema principale, ma un unico obiettivo prioritario: piantare un miliardo di alberi o semi. Può bastare?

Dicembre 1972: la Terra (Gaia) vista dall'Apollo 17 [3]

Dicembre 1972: la Terra (Gaia) vista dall’Apollo 17

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