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ILNUOVOPAESE.IT dell'1/7 febbraio 2024, Numero 5 – IN COPERTINA

Da RaiUno la “lunga notte” del 24 luglio 1943 che porta sino ai nostri giorni

di Francesco Caroli

«Nubi pesanti avevano gravato su Berlino per tutta la notte, e indugiavano ancora in quello che passava per mattino. Alla periferia occidentale della città, sprazzi di pioggia scorrevano come fumo sulla superficie del lago Havel. Il cielo e l’acqua si fondevano in una distesa grigia…»
È questo l’incipit di Fatherland (1992) di Robert Harris, dove si immagina cosa sarebbe successo in Germania, in Italia e nel mondo se la seconda guerra mondiale fosse stata vinta da Hitler. Già dall’inizio del romanzo si prospetta una società grigia, dominata da un profondo senso di malessere e da un controllo imperscrutabile sulla vita di ogni cittadino. Del resto, all’inizio del libro, campeggia nell’epigrafe questa citazione: «Martedì 14 aprile 1964 – Io giuro fedeltà e coraggio a te Adolf Hitler… obbedienza fino alla morte, e che Dio mi aiuti». Si tratta dell’ipotesi di giuramento che ogni soldato delle SS avrebbe dovuto fare in una società governata ancora dalla dittatura tedesca.

La lunga notte della Rai:  Alessio Boni  (al centro) interpreta Dino Grandi

La lunga notte della Rai: Alessio Boni (al centro) interpreta Dino Grandi

Nei giorni scorsi è andata in onda su RaiUno la serie televisiva La lunga notte, dove si tenta di ricostruire in forma narrata e filmica ciò che avvenne nella notte del 25 luglio 1943, con il Gran Consiglio del fascismo che riesce a votare e a far passare l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi, che sfiducia Mussolini. Tra lo stupore e l’incredulità, seguita a rabbia feroce, del dittatore e dei gerarchi a lui fedeli, è questo in buona sostanza l’atto che decreta la fine del ventennio fascista. E che dà a Vittorio Emanuele III il coraggio di far arrestare il duce dopo un colloquio un po’ interlocutorio e ambiguo da parte del monarca, chiesto dallo stesso Mussolini, sicuro inizialmente di riuscire a ottenere dal capo dello Stato i pieni poteri nell’iniziare un’azione di rappresaglia nei confronti dei gerarchi che avevano avuto l’ardire di sfiduciarlo. Il re – lo stesso che dopo la falsa marcia su Roma, non firmando lo stato d’assedio, diede l’incarico il 31 ottobre del ’22 a Benito Mussolini di formare il nuovo governo, consegnando praticamente il paese alle orde fasciste – questa volta riesce a pescare dal suo lungo regno incolore un briciolo di dignità. E lo sfiducia consegnandolo a carabinieri e polizia e nominando il generale Pietro Badoglio (uno dei responsabili della disfatta di Caporetto e piuttosto tiepido nei confronti del fascismo, ma comunque fedele a casa Savoia) nuovo capo del governo.

La lunga notte della Rai: Duccio Camerini dà il volto a Mussolini

La lunga notte della Rai: Duccio Camerini dà il volto a Mussolini

Sono questi, per l’Italia, giorni bui e tristi, dove il comune denominatore a predominare – ben messo in evidenza dallo sceneggiato televisivo – è la “paura”. Il re che teme di togliere il potere a Mussolini, e lo stesso Mussolini che ha un timor panico di Hitler, e di tutti che hanno paura di tutti, ad iniziare dal popolo italiano che sotto l’incalzare delle truppe alleate si distacca sempre più dal regime.
Nonostante le critiche che in molti hanno mosso alla fiction della Rai, di aver cioè perso l’occasione nell’operare una ricostruzione storica più aderente a quello che effettivamente successe in quel particolare momento, va comunque riconosciuto agli sceneggiatori il merito di aver posto all’attenzione del pubblico televisivo fatti che ben pochi conoscono e studiano.
La fiction della Rai, tra alti e bassi, comunque si conclude con una delle poche note positive della trama: l’esultanza del popolo italiano che festeggia la destituzione di Mussolini e la caduta del fascismo. Da cortei spontanei di cittadini furiosi vengono abbattuti fasci e statue del duce, e si danno alle fiamme tutti i simulacri e le effigi del regime che ha governato l’Italia per ben vent’anni. Ma, nonostante l’esultanza degli italiani, la guerra non è finita e tempi difficili si dovranno ancora affrontare per giungere finalmente al 25 aprile ’45, con la fine della seconda guerra mondiale, quando i partigiani liberano completamente il Nord Italia dall’occupazione tedesca e dalla dittatura fascista, che aveva ripreso vigore con la repubblica di Salò.
Ritorniamo ora per una attimo all’interrogativo che ci siamo posti all’inizio: cosa sarebbe successo se a vincere la guerra fossero stati Hitler e Mussolini? In quale società ora vivremmo senza libertà e democrazia?
Domande che non sono certo inattuali considerando ciò che sta accadendo in questi ultimi anni a livello mondiale, ad iniziare dall’Italia, dove a governare vi sono in questo momento, nonostante le abiure e i giuramenti di fedeltà ai principi democratici, i cosiddetti pronipoti del duce. E dove le parole Patria e Nazione stanno di nuovo sostituendo progressivamente Paese e Popolo.

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