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La guerra tra Israele e Palestina riaccende antiche divisioni e rigurgiti mai sopiti di nazismo

Scoppia l’antisemitismo in Europa. Liliana Segre: “Non possono dirmi stai a casa”

Liliana Segre (immagine internet)

di Valeria Meli

Liliana Segre (immagine internet)

Liliana Segre (immagine internet)

La guerra tra Israele e Palestina ha riacceso antiche divisioni. Bruciano ancora forte le ferite che mai si sono sanate. Una, la più scottante, quella dell’antisemitismo. «Un rischio concreto per l’ Europa», come affermato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara durante il viaggio della memoria degli studenti italiani in ricordo delle vittime della Shoah, che si è concluso il 22 gennaio con la visita al campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau.
Per rendersene conto, basta guardare i numeri. Dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas del 7 ottobre scorso, messaggi d’odio, violenze verbali e aggressioni fisiche si sono registrati soprattutto in Germania, Francia e Belgio, dove vivono le comunità ebraiche più numerose.
A preoccupare sono soprattutto gli episodi di antisemitismo in Germania. Felix Klein, commissario del governo federale per la vita ebraica in Germania e la lotta all’antisemitismo, ha dichiarato che dal 7 ottobre scorso al 22 gennaio di quest’anno si sono registrati 2.249 episodi di crimini antisemiti, a fronte di 2.300 crimini antisemiti in totale nel 2022.
Anche in Italia non c’è sa stare tranquilli. Basta solo considerare che il 27 gennaio, giorno della memoria delle vittime della Shoah, per la quarta volta è stato sfregiato il murales al memoriale della Shoah di Milano, con scritte inneggianti a Hitler e contro Israele. Stessa sorte ha subìto la lapide che era stata apposta in ricordo del tragico cammino della speranza che dal Varesotto portava in Svizzera, collocata dagli ebrei per sfuggire alla deportazione.
Che viviamo in un tempo in cui è difficile essere ottimisti, purtroppo, lo sa bene la senatrice a vita Liliana Segre, che proprio il 27 gennaio, nell’aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze Storiche.
In un lungo dialogo con Enrico Mentana, ha così commentato i giorni che viviamo: «C’è qualcosa di già sentito, di già sofferto. Ho delle amiche carissime che mi dicono: “In questo momento di forte recrudescenza dell’antisemitismo, stai a casa”. No, non è possibile, io non posso rivivere tempi in cui, in una sala da pranzo piccolo borghese, io bambina dovevo ascoltare questo tipo di frasi: “Meglio non uscire, meglio non farsi notare”. Perché?, chiedevo io, che per carattere ero sempre portata ad uscire fuori di casa. E, dopo tanti anni, sentirmi dire non farti vedere riporta a quel perché lì, quel perché intimo, umano, tragico, di tempi che credevo perduti, quel perché lì io adesso che sono così vecchia, sono io che lo grido. Ma siccome di solito non grido, sono una persona tranquilla, una donna di pace e sono anche molto vecchia, io lo porto dentro di me quel perché. Ricordando di essere nata a Milano in via San Vittore, da genitori milanesi, con un nonno che qualche volta parlava in dialetto dicendo parole che sono stampate nella mia testa, io che sono una milanese da sempre, quando mi sento dire stai a casa, non uscire, non farti vedere, mi chiedo perché?».
Così, mentre ci si interroga su un perché tanto antico quanto irrisolto, gli ebrei in Europa che vivono nelle più moderne democrazie, sono ancora oggi angosciati da una antica paura.

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