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L'origine dell'indicazione della devozione alla Santissima Vergine Maria

Il culto mariano a maggio: storia e tradizione

di Natia Merlino

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Si è appena concluso il mese di maggio, preludio all’estate, alle novità della natura, alle rinascite di colori, voci, suoni, vite, suggestioni, di fiori naturali e di quelli della virtù della devozione mariana. Una devozione popolare molto sentita dai fedeli e molto antica! Le sue radici si possono rinvenire nell’antica Grecia e nell’antica Roma: qui il mese di maggio era dedicato alle dee pagane della fertilità (Artemide) e della primavera (Flora). Questa tradizione, unita ad altri rituali europei che commemoravano la nuova stagione primaverile, ha portato molte culture occidentali a ritenere maggio il mese dedicato alla vita e alla maternità. Non a caso, in molti paesi ricorre in questo mese la festa civile della mamma. In Italia, come in gran parte degli stati europei, negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia e in numerosi altri paesi, si celebra la seconda domenica di maggio, mentre in Spagna la prima domenica. Nei paesi balcanici l’8 marzo e in molti paesi arabi la festa cade invece nel giorno dell’equinozio di primavera.
Continuando nel viaggio del tempo, si arriva al Medioevo, quando il re di Castiglia e Leon, Alfonso X “il saggio”, in Las Cantigas de Santa Maria, celebrava Maria come: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via (…)». Agli inizi del Trecento, il beato domenicano tedesco Enrico Suso di Costanza nel Libretto dell’eterna sapienza si rivolgeva alla Madonna, dicendole: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!». Ed è proprio nel Medioevo che nacque il Rosario, nel cui nome è evidente il richiamo ai fiori. A Roma san Filippo Neri insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre e a cantarne le lodi. Vi sono testimonianze di una grande festa in onore della Beata Vergine Maria celebrata il 15 maggio di ogni anno.
Solo nel XVIII secolo il mese di maggio è stato associato alla Vergine Maria, per il fatto che a Roma padre Latomia del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, per contrastare l’infedeltà e l’immoralità diffuse tra gli studenti, fece il voto di dedicare il mese di maggio a Maria, pratica che presto si diffuse. Ma le prime pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però al XVI secolo.
L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo invece al gesuita Annibale Dionisi (seguito da Alfonso Muzzarelli), che, in una pubblicazione del 1725, invita a vivere, a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa, tracciando lo schema di: preghiera (preferibilmente il Rosario) davanti all’immagine della Vergine, considerazione vale a dire meditazione sui misteri eterni, fioretto o ossequio, giaculatoria. L’ufficialità è giunta nel 1945 con Pio XII, confermata da Paolo VI.
Moltissimi sono i santuari dedicati alla Madonna, ivi compreso nel Gargano, terra di fede e di pellegrinaggio, terra sacra per vocazione ed eccellenza, fin dai tempi più remoti. Questo dipende dal fatto che la storia di alcuni santuari mariani si identifica con la storia della città stessa, con la storia delle popolazioni scandita dalla sequenza delle feste mariane, con la storia delle famiglie che si sono intrecciate nelle varie generazioni fino ad oggi, per cui rivivere e praticare le “Feste alla Madonna” è come rivivere la storia della propria vita. È una sorta di rito ancestrale alla vita contadina di un tempo che continua a rinascere nel mese di maggio.
La devozione alla Madonna è l’elemento base della spiritualità delle popolazioni daune. Ne sono testimonianza ad esempio i santuari dell’Incoronata di Foggia, della Madonna di Pulsano, di quello di Stignano, di quello di Apricena. Apricena, paese garganico “fa” gli auguri mariani alla Madonna in due tappe: il 10 maggio e l’ultima domenica di maggio stesso. Il 10 perché la festa era stata fissata al 10 maggio. Eh già, questo perché …. Andiamo al 1218! Già nel 1218 il culto all’Incoronata era presente come si leggeva in un documento dello stesso anno, riguardante S. Maria di Ripalta. Poi, nel 1583, il popolo di Apricena confermava questo culto, dedicando alla Madre di Dio un altare nella Chiesa dell’Immacolata annessa al Convento dei Padri Cappuccini, , con la intitolazione “dagli angeli Incoronata”.
Quindi, al 1700 circa risale una rustica chiesetta che il popolo chiamava la “Madònna Lurìtu”, da un quadro antico raffigurante la Vergine di Loreto, ad un km. e mezzo circa verso settentrione, su una collina.
Intorno alla metà del 1800, Giacinto Lombardi per ringraziare di un miracolo ricevuto a seguito di un pellegrinaggio al Santuario della Madonna Incoronata di Foggia, donò alla chiesetta di Apricena la statua lignea rappresentante la Vergine Incoronata seduta su una quercia con le mani giunte in preghiera, e la statua deposta in una nicchia.
Così aumentò la folla dei fedeli, tanto che dal 1883 la statua dell’Incoronata fu ritoccata, soprattutto tante attenzioni si ebbero dopo il miracolo del 1868, quando davanti ad una folla di devoti avviene un miracolo: la Madonna muove gli occhi e le mani. Il miracolo è descritto sull’epigrafe a sinistra della nicchia dell’abside.
Fatto riaprire poco dopo a “furor di popolo”, prese avvio da quel momento un fervore di rimaneggiamenti e abbellimenti realizzati grazie alla raccolta delle libere offerte dei fedeli. L’aspetto attuale del Santuario è il risultato del lavoro di varie generazioni di frabbecatùre, petraiùle, scarpelline, trainìre, che hanno offerto di solito gratuitamente le loro prestazioni. Nel 1940 l’arciprete Casale inoltrò richiesta di far eleggere la Vergine a Patrona della città e nello stesso anno 1940 la Congregazione comunicò che Papa Pio XII la dichiarava tale, stabilendo la festa al 10 maggio.
L’anno dopo, l’11 maggio 1941, fu eseguita la proclamazione ufficiale.
Il 16 maggio 1953 il vescovo Vendola installò la triplice corona d’argento, tempestata di gemme. La chiesa, invece, il 2 luglio 1955, fu elevata al rango di “Santuario Mariano” dal vescovo Vendola. Vari interventi di rilievo poi vi sono stati nella chiesa, come i mosaici che rivestono la parete dell’abside nella quale si apre la nicchia della statua della Vergine (1968), le vetrate istoriate con simboli mariani (1971), il campanile (1985), lo scalone monumentale che immette alla più stretta e più vetusta rampa di accesso. Custodita in sacrestia è una ricca serie di ex voto che attesta la fede popolare nel potere d’intercessione della Vergine, alla quale si faceva spesso la promessa d’iì a péde scàveze al Santuario. Il 28 maggio 2018 l’attuale Amministrazione Comunale ha conferito alla Città di Apricena l’onore del titolo e la dignità di Civitas Mariae, affiggendo un’epigrafe nel Santuario per ricordare il 150° anniversario dell’Oculorum Prodigium di Maria SS. Incoronata, e questa ricorrenza del 150° è stata portata dalla Biblioteca nelle scuole, per tramandare alle nuove generazioni la storia del nostro paese, dal libro di Pitta e Lombardi.
(Le notizie riportate sono state ricavate da Pitta Nicola, Apricena, Malatesta 2002, vol. I).

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