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“Ritorno in Lucania”, il lento viaggio di Raffaele Nigro tra cose, uomini e culture della  Lucania.

Il racconto a colori di un paese del Sud

Matera e Lucania, terra del "mistero" (da internet)
Matera e Lucania,  terra del "mistero" (da internet)

Matera e Lucania, terra del “mistero” (da internet)

di Oreste Roberto Lanza

Le meravigliose fotografie sono del barese Piero Lovero, le tavole a colori di Michele Damiani, pittore di temi, memorie ed evocazioni orientali e mediterranee. L’autore è il melfitano Raffaele Nigro. Il libro edito da Progedit ha un titolo semplice: “Ritorno in Lucania”.doto lucania Raffaele Nigro, lucano, giornalista, caporedattore per la sede pugliese RAI, scrittore dagli anni Settanta, studioso della storia della Basilicata e dell’Italia meridionale, con numerosi e prestigiosi  premi ricevuti, in particolare il Super Campiello, nel 1987, con il romanzo “I fuochi del Basento”, ritorna nella sua terra con un passo convinto percorrendo strade, fiumi e centri arroccati sulle colline. Lo fa non più con le sue sporadiche visite ma con una convinta frequentazione, rivisitando quei luoghi dove tutt’ora si respira pur sempre aria di intensa cultura. Luoghi di memoria storica, dove poeti, storici, letterati hanno impresso alla Lucania il sigillo autentico di terra che non fa rumore all’esterno ma suona all’interno, toccando le corde dell’anima.

Raffaele Nigro (immagine internet)

Raffaele Nigro (immagine internet)

In otto ben definiti capitoli, Nigro racconta l’essenzialità di questo valore aggiunto che è la Lucania per il Sud Italia che vuole ritornare ad essere quello che fin da prima dell’Unità d’Italia rappresentava. Luogo incantevole di passione, bellezze ed emozioni. Un viaggio lento, quello di Nigro, attento a volte con un po’ di nostalgia. Comincia “per le antiche case dei poeti”, ricordando il grande Giovanni Pascoli che insegnò nella città di Matera al liceo classico. Un salto poi a casa Sinisgalli a Montemurro nell’occasione dell’inaugurazione di una mostra di documenti per rivedere e riascoltare quelle “voci di dentro” dell’insigne poeta, saggista e critico d’arte lucano. Da qui verso Tricarico, per fotografare e riascoltare i versi del poeta–sindaco Rocco Scotellaro, sepolto in questo piccolo e silenzioso luogo sotto una lastra di marmo guardando la valle. A Tursi quindi per non dimenticare Albino Pierro, famoso soprattutto per la sua svolta dialettale e per essere stato più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Nigro rilegge quei versi scritti sulla lapide posta sul muro di casa sua, che appaiono come la sintesi del suo infinito impegno per la sua terra di Lucania. “Uera turnè cchi ssèmpe addù ci scurrete come nd’ì ddrùpe ll’acque,’a vita mèje” (Vorrei tornare per sempre dove ci scorre come fra i dirupi l’acqua, la vita mia). Un salto subito dopo a Moliterno, nell’alta Val d’Agri, per raccontare di Giacomo Raccioppi, storico e patriota. Vale la pena rileggere le due parti del volume “Storia dei popoli lucani e della Basilicata”. Dopodiché a Brienza, per non dimenticare Mario Pagano, un giurista, filosofo, politico e drammaturgo italiano. Fu uno dei maggiori esponenti dell’Illuminismo italiano e un precursore del positivismo, oltre ad essere considerato l’iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. È poi la volta di Venosa, città cara a Quinto Orazio Flacco, poeta lucano noto più semplicemente come Orazio. Considerato uno dei maggiori poeti dell’età antica, nonché maestro di eleganza stilistica e dotato di inusuale ironia. Per non dimenticare il grande musicista Carlo Gesualdo. Di seguito a Sasso di Castalda, dove si ricorda Don Giuseppe De Luca. Una figura di intellettuale prestigiosa  che oltre alla sua missione pastorale di prete, fu anche editore e raffinato scrittore. Ma, in questo luogo, Nigro non può non ricordare Maria Rachele Ventre, detta Mariele, fondatrice del Piccolo coro dell’Antoniano di Bologna. I suoi genitori lucani doc. E di conseguenza padre Livio originario di Marsico Nuovo, madre Maria di sasso di Castalda. Poi, con “un paese a colori”, l’autore ricorda i pittori lucani dell’800 e quelli più recenti: Vincenzo Marinelli, del potentino, Antonio e Vincenzo Busciolano, Giuseppe Maria Mona di Pietrapertosa, Vincenzo la Creta di Marsiconuovo, Andrea Petroni e Giacomo Di Chirico di Venosa, Angelo Brando di Maratea, Pietro Tozzi di Ruvo del Monte, Pasquale Virgilio di Melfi e Cesare Colasuonno di Irsina. I contemporanei hanno il nome di Ginetto Guerricchio, Maria Padula, Mauro Masi, Ninì Ranaldi, Remigio.
Da leggere con attenzione il capitolo ”gli anni dell’inquietudine”. Interessante quello dei “lucani nella storia”. Pagine dove Nigro racconta di Orazio a Venosa, ma anche di un benedettino, un certo Ugone, autore di ben quattro biografie di santi. Venosa fu luogo di nascita di un certo Luigi Tansillo, poeta italiano, di ispirazione petrarchesca. Matera dei Persio, di Ascanio, Domizio con Aurelio e Antonio. Pochi chilometri da Matera e siamo a Valsinni per raccontare dei versi della grande poetessa Isabella Morra non tanto più giovane quando viene uccisa. Poi Montescaglioso con Giovanni Antonio Antodari. Miglionico, luogo di nascita del musicista Marcantonio Mazzone. Un salto ad Aliano per raccontare del torinese Carlo Levi il medico, poeta e pittore che trascorse ben nove mesi con il suo Cristo si fermò a Eboli e dove attualmente è sepolto. Poi il capitolo “narratori del nuovo millennio” dove Nigro riporta in superficie i racconti di narratori come Giuseppe Lupo, scrittore e saggista italiano di Atella, di Mimmo Sammartino, giornalista e scrittore di Castelmezzano, del potentino Tommaso Pedio, storico, saggista e avvocato italiano, noto particolarmente per i suoi studi sul brigantaggio. Nella parte finale del libro un’attenzione particolare al capitolo “viaggio nella natura lucana”, un camminare dolce tra la fauna e la flora di questa terra a cui sono cantate le lodi da uccelli come il cavaliere d’Italia, la garza ciuffetta, la cutrettola, o il falco. Una vegetazione composta da cerri, lecci, aceri, frassini o come a Trecchina di castagni. Un luogo, quello descritto da Raffaele Nigro, composto da un labirinto di castelli, cattedrali, con modi di concepire la vita finora ignorati da tutti. Non può non mancare un cenno alla gastronomia lucana, nel capitolo “fagioli in versi e in prosa”. Una cucina tradizionale che è riuscita a preservare e conservare nel tempo gusti e sapori deliziosi, basandosi sui poveri ingredienti del mondo contadino.
“I fuochi del Basento è un libro diverso dal solito. L’autore con grandi capacità comunicative e con la giusta analisi e sintesi riesce a ben raccogliere un angolo di mondo racchiuso fra tre terre: Calabria, Campania e Puglia. Una Lucania che per Nigro appare da sempre come la terra della luce nascente, tanto da chiedersi se è necessario spendere tanto danaro pubblico per ricorrere agli attrattori quando afferma: tra Melfi, Venosa, Palazzo e Acerenza c’è il 70 per cento dei monumenti storici regionali mai valorizzati? Quanto è casuale il disinteresse dell’ente Regione? Ai lettori il compito di darsi delle risposte.

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