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WORLD POETRY DAY – IL 21 MARZO LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA

Quando sopra il cielo di Taranto versi e strofe prendono il volo. E dal “subacqueo” fluisce la “Libellula” di Amelia Rosselli

Una bella immagine di Taranto al tramonto, quando tutto diventa poesia (immagini internet)
Una bella immagine di Taranto al tramonto, quando tutto diventa poesia (immagini internet)

Una bella immagine di Taranto al tramonto, l’ora in cui tutto diventa poesia (immagine internet)

di Valeria Meli

Giovedì 21 marzo, oltre a segnare l’inizio della primavera, è la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO nel 1999 con l’intento di promuovere la poesia come forma d’arte e strumento di dialogo tra le culture. In questa giornata la poesia viene celebrata attraverso vari eventi: lettura di poesie, spettacoli, condivisione online delle proprie poesie preferite sia personali che di altri autori, o la partecipazione a eventi.
A tale proposito, a palazzo Stola, nel centro storico di Taranto, per celebrare questa importante ricorrenza, l’associazione Contaminazioni ha organizzato un Festival Internazionale di Poesia e Letterature del Mediterraneo.

Taranto, la città dei due mari e del ponte girevole

Taranto, la città dei due mari e del ponte girevole

Giunto alla quarta edizione, il festival continua a perseguire l’obiettivo di valorizzare la parola poetica per rilanciare il territorio sia dal punto di vista culturale che turistico.
Tra le tante iniziative, nella serata del 21, si terrà la cerimonia di premiazione dei vincitori del premio Taranto Poesia e Impegno Civile, giunto alla sua seconda edizione e che, quest’anno – ispirato al film “Il cielo sopra Berlino” –  assume il titolo di “Il cielo sopra Taranto”.
L’edizione è dedicata a coloro che si sono distinti nel loro impegno civile e letterario, portando in alto il nome e la cultura di Taranto e della Puglia, diffondendone la bellezza anche oltre i confini nazionali.
Questo premio celebra i cittadini che hanno costruito, tassello dopo tassello e affidandosi al potere trasformativo della poesia, delle arti e in generale della cultura, la volta celeste di Taranto. Tra i premiati Grazia Maremonti, per la sezione poesia, Pierfranco Bruni, per la sezione Mediterraneo, Carmine De Gregorio, per la sezione Divulgazione del patrimonio storico culturale tarantino, Gian Carlo Lisi per la sezione Editoria e diffusione culturale, Fondazione Taranto 25 per la sezione Impegno Civile.


Il «Panegirico alla libertà» di Amelia Rosselli

Amelia Rosselli

Amelia Rosselli

Per celebrare la Giornata mondiale della Poesia condividiamo con i nostri lettori quelli che sono forse i versi più potenti di tutto il Novecento: da «La Libellula  – Panegirico alla libertà» di Amelia Rosselli presentiamo il brano più conosciuto del poema di una delle più grandi poetesse italiane: «Fluisce tra me e te nel subacqueo…»

Immagin

Fluisce tra me e te nel subacqueo un chiarore
che deforma, un chiarore che deforma ogni passata
esperienza e la distorce in un fraseggiare mobile,
distorto, inesperto, espertissimo linguaggio
dell’adolescenza! Difficilissima lingua del povero!
rovente muro del solitario! strappanti intenti
cannibaleschi, oh la serie delle divisioni fuori
del tempo. Dissipa tu se tu vuoi questa debole
vita che non si lagna. Che ci resta. Dissipa
tu il pudore della mia verginità; dissipa tu
la resa del corpo al nemico. Dissipa tu la mia effige,
dissipa il remo che batte sul ramo in disparte.
Dissipa tu se tu vuoi questa dissipata vita dissipa
tu le mie cangianti ragioni, dissipa il numero
troppo elevato di richieste che m’agonizzano:
dissipa l’orrore, sposta l’orrore al bene. Dissipa
tu se tu vuoi questa debole vita che si lagna,
ma io non ti trovo e non so dissiparmi. Dissipa
tu, se tu puoi, se tu sai, se ne hai il tempo
e la voglia, se è il caso, se è possibile, se
non debolmente ti lagni, questa mia vita che
non si lagna. Dissipa tu la montagna che m’impedisce
di vederti o di avanzare; nulla si può dissipare
che già non sia sfiaccato. Dissipa tu se tu
vuoi questa mia debole vita che s’incanta ad
ogni passaggio di debole bellezza; dissipa tu
se tu vuoi questo mio incantarsi, – dissipa tu
se tu vuoi la mia eterna ricerca del bello e
del buono e dei parassiti. Dissipa tu se tu puoi
la mia fanciullaggine; dissipa tu se tu vuoi,
o puoi, il mio incanto di te, che non è finito:
il mio sogno di te che tu devi per forza assecondare,
per diminuire. Dissipa se tu puoi la forza che
mi congiunge a te: dissipa l’orrore che mi ritorna
a te. Lascia che l’ardore si faccia misericordia,
lascia che il coraggio si smonti in minuscole
parti, lascia l’inverno stirarsi importante nelle
sue celle, lascia la primavera portare via il
seme dell’indolenza, lascia l’estate bruciare
violenta e incauta; lascia l’inverno tornare
disfatto e squillante, lascia tutto – ritorna
a me; lascia l’inverno riposare sul suo letto
di fiume secco; lascia tutto, e ritorna alla
notte delicata delle mie mani. Lascia il sapore
della gloria ad altri, lascia l’uragano sfogarsi.
Lascia l’innocenza e ritorna al buio, lascia
l’incontro e ritorna alla luce. Lascia le maniglie
che coprono il sacramento, lascia il ritardo
che rovina il pomeriggio. Lascia, ritorna, paga,
disfa la luce, disfa la notte e l’incontro, lascia
nidi di speranze, e ritorna al buio, lascia credere
che la luce sia un eterno paragone.

Amelia Rosselli (da La libellula. Panegirico della libertà)

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